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Marisa Bellini

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Breve biografia

In questi ultimi dieci anni Marisa Bellini ha frequentato tutte le tecniche pittoriche più importanti, dalla pittura ad olio, all'acrilico, l'affresco, la tempera e l'acquarello, poichè a questa artista piace spaziare nel mondo dell'arte, passando dal figurativo all'astratto con la stessa facilità e competenza.
     La sua è una pittura materica, che prevede l'utilizzo di tanto colore al fine di rendere le opere corpose e aperte ad ogni genere di interpretazione.
     Nella sua pittura nulla è lasciato al caso ed ogni singola goccia di colore rispecchia la sua volontà. La poetica della materia è alla base di questa artista, che applica sul quadro strati spessi di colore mischiato ad altri materiali come , per esempio, la sabbia e l'effetto ottenuto assume il carattere di una solidità quasi scultorea.

     Ora, mentre nella pittura informale e astratta (vedi "La storia infinita") le materie pittoriche (acrilico e sabbia) si amalgano più facilmente, nella pittura figurativa rimane tutto più difficile, perchè in questo caso l'artista deve calcolare

2010 - present

2010 - present

attentamente l'equilibrio compositivo del quadro e il suo interesse, oltre ad essere rivolto al gioco dei colori, deve rispettare anche le forme.
     Mentre nella pittura astratta e informale l'artista sonda le potenzialità energetiche ed evocative della materia nuda e cruda, del tutto autonoma e svincolata dall'immagine, nella pittura figurativa e materica si devono rispettare tutti i canoni della pittura realista (forme, proporzioni, luci ed ombre).
Marisa Bellini riesce in entrambi i casi, come se dipingesse su superfici lisce. Essa riesce a dare luminosità e profondità ad un volto, come luci ed ombre emergono da un suo quadro astratto.
     Tutto questo riesce all'artista che sa usare, come la Bellini, gli incastri dei colori, come in un mosaico (colori chiari per dare la luminosità alla composizione e quelli scuri per le ombre e la profondità).
    "Caos dantesco", per esempio, riassume egregiamente il nostro pensiero, dove l'astratto diventa concreto e viceversa, dove l'immagine è sempre pronta a riaffiorare, a seconda dello stato d'animo di chi guarda l'opera e della interpretazione che il fruitore può dare all'opera stessa.
     Il supporto usato dalla Bellini (di solito il legno) serve a dare ancor più corposità e pathos alle opere di questa artista, opere mai banali, nelle quali incalza l'ossessione di una superficie dove c'è magma e introspezione, dove la ricerca di una ritmica consente di conferire all'opera stessa una vibrazione emozionale; una tessitura, insomma, in cui si possa dispiegare la forza del suo gesto e l'intensità delle vibrazioni cromatiche, tutta l'incisività di un segno che tende ad addensarsi sempre di più fino a riempire ogni strato, ogni frammento di superficie.

 

Eraldo di Vita

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